venerdì 27 aprile 2012

Le solite parole, anzi parolacce. Quando conosceremo i fatti?

          La campagna elettorale è ormai entrata nel vivo e, com'è consuetudine da un po’ di anni a questa parte, sono iniziate anche le esibizioni del deputato locale del PDL che, oltre che intrattenere centinaia di persone provenienti in gran numero anche dall’hinterland, dedica la gran parte del suo “comiziare “ alla denigrazione degli avversari politici, con punte che definire poco eleganti è un eufemismo, ed all’esaltazione di quanti gli siedono accanto che, me lo consenta, alcuni dei quali sono poco affidabili almeno tanto quanto quel paio di mele marce presenti nel centrosinistra, ed in numero sicuramente maggiore.
            C’è da dire che se, purtroppo, non sono pochi quanti hanno emulato il deputato nostrano nelle modalità di approccio alla vita politica, fatto con grande sfarzo e smisurato, quanto discutibile, uso dei mezzi finanziari, non sono meno quanti pensano di ripetere le gesta del “capo” nelle vesti di arringatore-barzellettiere. Basta farli salire sul palco e dar loro un microfono.
            Succede così che ti ritrovi fino a quel momento pacifici e pure stimati educatori, finanche appassionati di poesia, che anziché usare le proprie conoscenze per elevare i toni ed i contenuti del confronto politico, si lasciano andare anch’essi al turpiloquio, all’intervento spazzatura, condito di pesanti insinuazioni e volgari allusioni, che non fanno onore né a chi li pronuncia nè a chi li patrocina, men che meno alla classe politica tutta intera.
            Ma, c'è da chiedersi, dopo le parole e le parolacce, quando si parlerà di fatti concreti?
            Per esempio, gli uomini politici più rappresentativi della città, quelli che occupano scranni importanti nelle diverse sedi istituzionali, quando daranno conto ai cittadini-elettori di quanto hanno prodotto per la città nel loro ormai pluriennale impegno istituzionale?
            Ci sarà, in questa campagna elettorale, un momento in cui gli amministratori comunali uscenti ed i partiti che li hanno sostenuti, ci diranno cosa hanno prodotto negli ultimi anni?  Il centrodestra, che ha governato quasi ininterrottamente questa città per un decennio, ci dirà cosa ha fatto per la città? Ed il Partito Democratico, che si è assunto la responsabilità di co-governare la città per otto mesi, ci dirà cosa ha fatto in un sia pur breve periodo di tempo?
            Riusciremo a sapere dal Consigliere Provinciale di maggioranza Salvatore Di Mattina, che si candida a Sindaco della Città, e che ritiene, quindi, di avere le carte apposto, cosa ha fatto in questi tre anni di consiliatura a Palazzo dei Celestini? La stessa cosa possiamo chiederla all’altro Consigliere Provinciale di minoranza, Sandro Quintana?
            Ci sarà, in questa campagna elettorale, il Consigliere Regionale di minoranza Antonio Barba, candidato anche  Consigliere Comunale, che vorrà farci partecipi di quanto ha fatto presso il Consiglio Regionale della Puglia nei due anni di legislatura?
            Ed, infine, quando il deputato di maggioranza Vincenzo Barba, il “number one” della destra gallipolina, vorrà farci sapere quanti e quali interventi ha fatto nelle aule di Palazzo Madama, prima, e di Montecitorio, dopo, e, prima ancora, da Consigliere Regionale, in favore dalla sua gente?  Quali provvedimenti ha proposto per alleviare la drammatica situazione occupazionale, oppure, ha mai intercettato qualche finanziamento pubblico o privato utile per un'opera importante da realizzarsi nella sua amata città? In cosa consiste il suo tanto ossessivamente sbandierato amore per Gallipoli?
            Le statistiche e gli atti parlamentari non sono a lui favorevoli, lo portano agli ultimi posti in termini di produttività, lo fanno apparire come uno “scalda sedie”, e non è facile trovare una sola iniziativa degna di essere segnalata.
            E poi, dopo averci edotto sui suoi meriti e smentito le statistiche, dia un po' più di spazio al suo candidato sindaco, o ha paura che facendolo parlare venga fuori la sua poca  “gallipolinità”?

domenica 22 aprile 2012

Un patto etico con i cittadini di Gallipoli. Proposta per i cinque candidati sindaco.

                Da Lecce, questa volta, arriva qualcosa di buono. E’ notizia di oggi che tutti i candidati del centrosinistra, collegati al candidato Sindaco Loredana Capone, hanno sottoscritto pubblicamente un codice etico che li impegna davanti a tutti gli elettori in caso di elezione a Sindaco, Consigliere Comunale ed Assessore. Ed è dei giorni scorsi la notizia che i candidati di una delle liste del centrodestra, collegati al candidato Sindaco Paolo Perrone, quelli del Movimento Regione Salento, hanno sottoscritto un patto con gli elettori che mi sembra molto attuale anche per noi.
                Il Codice etico per gli amministratori, noto come la “Carta di Pisa”, è stato redatto dall’associazione “Avviso Pubblico” Enti locali e Regioni per la formazione civile contro le mafie, che è un’Associazione nata nel 1996 con l’intento di collegare ed organizzare gli Amministratori pubblici che, concretamente, si impegnano a promuovere la cultura della legalità democratica nella politica, nella Pubblica Amministrazione e sui territori da essi governati.
                Un buon punto di partenza in un momento in cui la politica in generale non gode della fiducia della gente. Un ottimo punto di partenza per quanti nella nostra città stanno chiedendo il voto e si apprestano ad assumere il ruolo di amministratore comunale.
                I punti richiamati nel codice sono diversi e vanno dall’impegno ad azioni trasparenti, all’accettazione di alcuni obblighi.
                Tra questi:
 Il divieto di accettare regali che abbiano un valore superiore a 100 euro;
 L’astensione dall'esercizio delle proprie funzioni o dall’utilizzo delle prerogative legate  alla carica nell'interesse particolare di individui o di gruppi di individui, a detrimento dell’interesse generale;
 L’assicurazione della insussistenza di conflitto di interessi;
 Il divieto del cumulo dei mandati politici;
 L’esercizio discrezionale delle competenze, evitando pressioni indebite tese ad ottenere vantaggio personale o indiretto;
                Seguono, poi, una serie di prescrizioni che vanno da un impegno ad un trasparante finanziamento dell’attività politica, al confronto democratico, dall’impegno alla promozione del codice etico e della partecipazione popolare alla vita amministrativa, alla rendicontazione della propria attività, dal rapporto con i cittadini e con i mezzi di comunicazione, ai rapporti con l’autorità giudiziaria, impegnando il sottoscrittore, in caso di rinvio a giudizio, per reati di corruzione, concussione, mafia, estorsione, riciclaggio, traffico illecito di rifiuti, a dimettersi ovvero a rimettere il mandato.
                Non c’è che dire, sarebbe una bella prova d’amore per la città che si intende amministrare.
                E se poi si volesse completare l’impegno davanti agli elettori che sono stanchi delle manovre trasformistiche, molto attuali anche a Gallipoli, non guasterebbe l’impegno assunto questa volta dai candidati della lista MSR.
                Il patto prevede l’impegno ad adempiere al mandato con fedeltà e lealtà nei confronti del pubblico interesse e con assoluta imparzialità, a realizzare i programmi e gli indirizzi politici che il movimento individuerà più utili per la Città concordati dalla coalizione che sosterrà il candidato Sindaco e – cosa importantissima – di dimettersi dalla carica nel caso in cui si dovesse trovare in disaccordo con la linea politica del Movimento.
                Queste mie riflessioni, il codice ed il patto sottoscritto a Lecce, oltre che qui renderli pubblici, li invierò ai cinque candidati sindaci di Gallipoli perché, se lo riterranno opportuno, se ne facciano promotori presso le rispettive coalizioni e liste di candidati a consigliere comunale. Vedremo!


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ALLEGATI
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Codice Etico per gli amministratori locali – “Carta di Pisa”

DISPOSIZIONI PRELIMINARI

                1. I principi e le disposizioni del presente Codice etico (di seguito “Codice”) costituiscono specificazioni degli obblighi generali di diligenza, lealtà, onestà, trasparenza, correttezza e imparzialità che qualificano l’esercizio delle funzioni di pubblica responsabilità da parte degli amministratori.
                2. Ai fini del presente Codice, il termine “amministratore” indica il Sindaco, gli assessori, i consiglieri comunali.
                Il Codice vincola gli amministratori che aderiscono volontariamente al presente Codice mediante dichiarazione e sottoscrizione pubblica, impegnandosi così all’adempimento delle sue disposizioni. L’elenco dei sottoscrittori verrà reso pubblico a cura dei sottoscrittori medesimi. A tutti gli amministratori verrà consegnata copia cartacea ovvero inviata tramite posta elettronica copia in formato digitale del presente Codice.

PRINCIPI

                3. L’amministratore deve conformare la sua condotta ai doveri istituzionali di servire la Comunità con diligenza, rettitudine e trasparenza, nel rispetto dei principi del buon andamento ed imparzialità dell’Amministrazione e dei principi di disciplina ed onore nell’adempimento delle funzioni pubbliche sanciti dall’art. 54 della Costituzione. A tale fine, l’amministratore si impegna a svolgere il suo mandato evitando situazioni e comportamenti che possano nuocere agli interessi o all’immagine della Pubblica Amministrazione.


TRASPARENZA

                4. Fermo restando l’obbligo di astensione nei casi previsti dalla legge e nei casi in cui sussista un interesse diretto e personale in merito all’oggetto della decisione, l'amministratore si impegna:
a. ad utilizzare il diritto di accesso agli atti e alle informazioni conosciute per ragioni d’ufficio con le cautele necessarie ad evitare che sia arrecato indebitamente un vantaggio personale o arrecato un danno a terzi;
b. a garantire una piena trasparenza patrimoniale fornendo, tramite la pubblicazione su internet nel sito dell’amministrazione, i dati relativi alle attività professionali svolte, ai redditi, agli incarichi ricevuti, nonché ai potenziali conflitti di interesse di cui all’art. 7.

DIVIETI

                5. Regali.
                L’amministratore non può accettare per sé, congiunti, familiari o affini regali eccedenti il valore usuale dei doni scambiati in occasione di ricorrenze o festività, quantificato nella cifra massima di € 100 annui, da impiegati negli uffici, nei servizi, nelle società e nelle altre organizzazioni partecipate o controllate dal comune, ovvero da concessionari dell’ente o da gestori di pubblici servizi da esso affidati, ovvero da privati che hanno rapporti di natura contrattuale con l’amministrazione (appaltatori, fornitori, etc.), o che hanno domandato od ottenuto licenze e concessioni da essa nei 5 anni precedenti, nell’ambito di procedimenti nei quali l’amministratore abbia svolto una funzione decisionale o istruttoria. L’amministratore non accetta alcun tipo di vantaggio o altra utilità che sia indirettamente riconducibile a prestazioni erogate da detti uffici, servizi o organizzazioni;

                6. Clientelismo

                L'amministratore deve astenersi dall'esercizio delle proprie funzioni o dall’utilizzo delle prerogative legate alla sua carica nell'interesse particolare di individui o di gruppi di individui, a detrimento dell’interesse generale.

                7. Conflitto di interessi.
                Sono considerate situazioni di conflitto di interessi:
a. la sussistenza di interessi personali dell’amministratore che interferiscono con l’oggetto di decisioni cui egli partecipa e dalle quali potrebbe ricavare uno specifico vantaggio diretto o indiretto;
b. la sussistenza di preesistenti rapporti di affari o di lavoro con persone od organizzazioni specificamente interessate all’oggetto delle decisioni cui l’amministratore partecipa, anche nei casi in cui detti rapporti non configurano situazioni che danno luogo a incompatibilità previste dalla legge o da altre norme;
c. la sussistenza di rapporti di coniugio, parentela o affinità entro il quarto grado, ovvero di convivenza o di frequentazione assimilabili, di fatto, ai rapporti di coniugio, parentela o affinità, con persone operanti in organizzazioni specificamente interessate all’oggetto delle decisioni cui l’amministratore partecipa, anche nei casi in cui detti rapporti non configurano situazioni che danno luogo a incompatibilità previste dalla legge o da altre norme.
d. l’appartenenza a categorie, associazioni o gruppi, in virtù della quale l’amministratore acquisisca un vantaggio personale da decisioni cui egli partecipa, anche nei casi in cui detta appartenenza non generi le incompatibilità previste dalla legge o da altre norme.
In caso si realizzino situazioni di conflitto di interessi, anche qualora non vi sia un obbligo giuridico in tal senso, l’amministratore deve rendere pubblica tale condizione e astenersi da qualsiasi deliberazione, votazione o altro atto nel procedimento di formazione della decisione.

                8. Cumulo.
                L'amministratore deve adeguarsi nel più breve tempo a qualsiasi regolamentazione in vigore volta a limitare il cumulo dei mandati politici, evitando strategie dilatorie volte a posticiparne   l’applicazione.
                L'amministratore deve astenersi dall'esercitare altri incarichi politici che interferiscano indebitamente con l’esercizio del proprio mandato.
                L'amministratore deve astenersi dall'assumere o esercitare cariche, professioni, mandati o incarichi che implichino un controllo sulle sue funzioni amministrative o sui quali, in base alle sue funzioni di amministratore, egli avrebbe il compito di esercitare una funzione di controllo.

                9. Esercizio delle competenze discrezionali.
                L’amministratore deve integrare le sue decisioni discrezionali con una rendicontazione pubblica delle motivazioni di ordine generale e di carattere giuridico che hanno determinato la sua decisione. Coerentemente con le disposizioni di cui all’art. 6 del presente Codice, nell'esercizio delle sue competenze discrezionali l'amministratore si astiene dall’attribuire a sé, ad altri soggetti od organizzazioni un indebito vantaggio personale diretto o indiretto.

                10. Pressioni indebite.
                L’amministratore deve astenersi dal chiedere o dall'esigere da concessionari o da gestori di pubblici servizi, ovvero da soggetti che hanno in corso rapporti di natura contrattuale con l’amministrazione (appaltatori, fornitori, etc.) l'esecuzione di o l’astensione da qualsiasi atto da cui possa derivargli un vantaggio personale diretto o indiretto, o che assicuri ad altri soggetti od organizzazioni un indebito vantaggio personale diretto o indiretto.

                11. Restrizioni successive all’incarico

                L’amministratore che negli ultimi 5 anni ha esercitato poteri autorizzativi o negoziali per conto dell’amministrazione non può svolgere, nei 5 anni successivi alla cessazione del suo mandato, attività lavorativa o professionale presso soggetti privati destinatari delle sue decisioni e attività.
                In caso contrario, l’amministrazione dispone l’esclusione per i successivi 5 anni dei soggetti privati che abbiano violato tale divieto dall’attività contrattuale e dal conferimento di incarichi, licenze, concessioni.

FINANZIAMENTO DELL’ATTIVITA’ POLITICA

                12. L’amministratore non può accettare alcuna forma di sostegno e di finanziamento irregolare o non dichiarato, sia diretto che indiretto (ossia tramite associazioni, fondazioni, centri studio ed altri enti nei quali svolga un ruolo direttivo) della sua attività politico-amministrativa; deve altresì rendere pubbliche con cadenza annuale tutte le fonti di finanziamento politico regolare.
                L’amministratore deve astenersi dal ricevere finanziamenti e altre forme di sostegno alla propria attività politica da parte di concessionari o gestori di pubblici servizi, ovvero da privati che hanno rapporti di natura contrattuale con l’amministrazione (appaltatori, fornitori, etc.), o che hanno domandato od ottenuto provvedimenti da essa nei 5 anni precedenti, nell’ambito di procedimenti nei quali l’amministratore abbia svolto una funzione decisionale o istruttoria.

CONFRONTO DEMOCRATICO

                13. L’amministratore deve tenere un comportamento tale da stabilire un rapporto di fiducia e collaborazione tra cittadini e amministrazione, dimostrando la più ampia disponibilità nei rapporti con i cittadini nel favorire l’accesso alle informazioni e favorendo l’esercizio e la salvaguardia dei loro diritti.
                Nell’esercizio del proprio mandato l’amministratore deve operare con imparzialità, assumere le decisioni nella massima trasparenza e respingere qualsiasi pressione indebita rendendola pubblica ed eventualmente, ove ne ricorrano le condizioni, avviando azione penale a tutela della pubblica amministrazione.
                L’amministratore non può determinare, né concorrere a realizzare con la sua attività amministrativa situazioni di privilegio personale o di indebito vantaggio, e non può usufruirne nel caso gli si presentino.
                L’amministratore deve osservare e praticare un comportamento consono al proprio ruolo sia nell’ambito istituzionale sia nell’espletamento del proprio mandato.
Più precisamente:
a. assumere atteggiamenti rispettosi delle idee e delle opinioni di tutti gli amministratori e i rappresentanti politici, pur nella normale conflittualità dialettica;
b. favorire la più ampia libertà di espressione;
c. evitare toni e linguaggio che sottintendano messaggi di aggressività e di prevaricazione.

PROMOZIONE DEL CODICE ETICO E DELLA PARTECIPAZIONE POPOLARE ALLA VITA AMMINISTRATIVA

                14. L’amministratore deve incoraggiare la diffusione del presente Codice e promuovere la sensibilizzazione ai principi in esso contenuti di cittadini, personale, mezzi di comunicazione.
Inoltre, l’amministratore deve favorire la conoscenza della vita amministrativa del Comune con adeguate iniziative, sia attraverso l’informazione che con atti concreti.

RENDICONTAZIONE DELLA PROPRIA ATTIVITA'

                15. L'accettazione e l’esercizio della funzione di amministratore comportano l'accettazione
del presente Codice, che si realizza tramite sua sottoscrizione. Ciò costituisce un vincolo di responsabilità che l’amministratore assume nei confronti dei cittadini, ai quali è così assicurato uno strumento trasparente di valutazione della legalità e dell’efficacia del suo operato.
                L’amministratore deve dare conto – attraverso la presentazione e la pubblicazione con cadenza almeno annuale di un documento relativo alle attività svolte – del rispetto degli obblighi del Codice e descrivere la corrispondenza tra obiettivi assunti alla base della sua azione e risultati ottenuti.
                I documenti collegati alla sottoscrizione del Codice e al rispetto degli impegni assunti sono resi pubblici a tutti i cittadini attraverso il sito internet dell’amministrazione.

RAPPORTI CON I CITTADINI

                16. L 'amministratore è responsabile per la durata del suo mandato nei confronti della comunità locale nel suo complesso.
                L'amministratore deve rispondere diligentemente a qualsiasi ragionevole richiesta dei cittadini relativa allo svolgimento delle sue mansioni, alla loro motivazione o al funzionamento dei
servizi di cui è responsabile. Deve altresì incoraggiare e sviluppare ogni provvedimento che favorisca la trasparenza delle sue competenze, del loro esercizio e del funzionamento dei servizi di
cui ha la responsabilità.

RAPPORTI CON L' AMMINISTRAZIONE

                17. L'amministratore deve opporsi a ogni forma e modalità di reclutamento del personale amministrativo basato su principi che non siano il riconoscimento dei meriti e delle competenze professionali e su scopi diversi dalle esigenze del servizio. Nell'ambito dell'esercizio delle sue mansioni l'amministratore deve valorizzare il ruolo e gli incarichi della sua amministrazione, incoraggiando e sviluppando ogni provvedimento volto a favorire un miglioramento dei servizi di
cui è responsabile, nonché la motivazione del personale.
                L’amministratore deve ridurre allo stretto necessario il ricorso a consulenti esterni e a collaboratori di supporto agli organi di direzione politica, senza gravare sul bilancio dell’ente e motivandone l’impiego.
                In caso di reclutamento o di promozione del personale, l’amministratore deve assumere una decisione obiettiva e diligente, giustificata con motivazioni pubbliche.
                Nell'esercizio delle sue funzioni, l'amministratore deve rispettare la missione affidata all'amministrazione di cui è responsabile.
                L’amministratore deve astenersi dal chiedere o dall'esigere da parte di pubblici dipendenti l'esecuzione di o astensione da qualsiasi atto da cui possa derivargli un vantaggio personale diretto o indiretto, o che assicuri un indebito vantaggio diretto o indiretto a organizzazioni, persone o a gruppi di persone.
                L'amministratore deve usare e custodire le risorse e i beni assegnati dall’Amministrazione con oculatezza e parsimonia, contrastare gli sprechi e divulgare le buone pratiche in tutti i settori
della Pubblica Amministrazione.

NOMINE IN ENTI, CONSORZI, COMUNITA’ E SOCIETA’ PUBBLICHE O A PARTECIPAZIONE PUBBLICA
                18. L’amministratore deve condizionare qualsiasi nomina, effettuata singolarmente o collegialmente, presso Enti, Consorzi, Comunità e società pubbliche o a partecipazione pubblica,
alla preliminare adesione dei soggetti da nominare al presente Codice.
                L’amministratore deve altresì vigilare sulla successiva adesione a tali disposizioni da parte dei soggetti nominati e, in caso di mancato rispetto, porre in essere tutte le iniziative necessarie al fine di assicurarne l’ottemperanza ovvero sanzionarne l’inadempimento, conformemente a quanto previsto dall’art. 21 del presente Codice.
                L’amministratore deve altresì procedere a tali nomine, qualora queste richiedano competenze di natura tecnica, a seguito di un bando di valutazione comparativa dei candidati, mediante provvedimento motivato in base al parere ovvero alla designazione di un comitato di garanzia.

RAPPORTI CON I MEZZI DI COMUNICAZIONE

                19. L'amministratore deve rispondere in maniera diligente, sincera e completa a qualsiasi ragionevole richiesta di informazioni da parte dei mezzi di comunicazione per quanto riguarda l'esercizio delle sue funzioni, ad esclusione di informazioni riservate, confidenziali o relative alla vita privata.
                L’amministratore deve incoraggiare l’adozione di ogni misura che vada a favorire la diffusione presso i mezzi di comunicazione di informazioni sulle sue competenze, sull'esercizio delle sue funzioni e sul funzionamento dei servizi che si trovano sotto la sua responsabilità.

RAPPORTI CON L’AUTORITA’ GIUDIZIARIA

                20. In presenza di indagini relative all’attività dell’ente l’amministratore deve assicurare la massima collaborazione con l’autorità giudiziaria, fornendo, anche se non richiesta espressamente, tutta la documentazione e le informazioni utili all’attività degli inquirenti e assicurando analoga collaborazione da parte degli uffici.
                L’amministratore deve altresì assicurare l’adozione sollecita di tutti i provvedimenti disciplinari previsti nei confronti dei dipendenti che siano incorsi in violazioni dei doveri d’ufficio o
in illeciti di natura penale, amministrativa o contabile.
                Anche in presenza di indagini relative alla sua attività politica o amministrativa l’amministratore deve assicurare la massima collaborazione con gli inquirenti, astenendosi da qualsiasi azione od omissione volta a ostacolarne l’attività e facendosi carico di chiarire pubblicamente la sua posizione nei confronti delle ipotesi accusatorie.
                In caso sia rinviato a giudizio o sottoposto a misure di prevenzione personale e patrimoniale per reati di corruzione, concussione, mafia, estorsione, riciclaggio, traffico illecito di rifiuti, e ogni altra fattispecie ricompresa nell’elenco di cui all’art. 1 del Codice di autoregolamentazione approvato dalla Commissione parlamentare antimafia nella seduta del 18 febbraio 2010, l’amministratore si impegna a dimettersi ovvero a rimettere il mandato.
                In caso di rinvio a giudizio per i reati sopraelencati di dipendenti o di altri amministratori dell’ente, l’amministratore deve promuovere la costituzione parte civile della propria amministrazione nel relativo processo.
                Qualora nel territorio amministrato siano presenti beni confiscati alle organizzazioni criminali, l’amministratore deve – nei limiti delle proprie competenze – favorirne la conoscenza, promuoverne l’utilizzo a fini sociali, contribuire a renderne note le modalità di utilizzo.

SANZIONI IN CASO DI INADEMPIMENTO

                21. In caso di mancato rispetto delle disposizioni contenute nel presente Codice gli amministratori che sono vincolati al rispetto delle sue disposizioni o si sono volontariamente impegnati in tal senso devono assumere tutte le iniziative necessarie, dal richiamo formale, alla  censura pubblica, fino alla revoca della nomina o del rapporto fiduciario, al fine di assicurarne l’ottemperanza ovvero sanzionarne l’inadempimento.
                In caso di ritardo o inerzia dei soggetti sopraindicati nell’assumere le misure previste dal Codice in caso di inadempimento, i gruppi politici in Consiglio comunale, i cittadini e i portatori di interessi sollecitano gli amministratori al rispetto delle corrispondenti disposizioni.


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Avviso Pubblico. Enti locali e Regioni per la formazione civile contro le mafie, è un’Associazione nata nel 1996 con l’intento di collegare ed organizzare gli Amministratori pubblici che concretamente si impegnano a promuovere la cultura della legalità democratica nella politica, nella Pubblica Amministrazione e sui territori da essi governati.

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Io sottoscritto _______________________________________, nato a _________ il _________, nel ringraziare per la fiducia accordatami da (Partito/lista) con la proposta, da me accettata, di candidarmi alle prossime elezioni amministrative per la Città di Gallipoli, confermo che, qualora dovessi risultare eletto nel Consiglio Comunale, ovvero indicato o scelto a ricoprire incarichi di Giunta, Commissioni, altri incarichi istituzionali, designazioni in Enti e società partecipate, mi impegnerò ad adempiere al mandato con fedeltà e lealtà nei confronti del pubblico interesse e con assoluta imparzialità, e riconosco che il consenso elettorale che riceverò non potrà mai essere inteso quale consenso alla persona, poiché è indubbio che al di là delle qualità propositive di ciascun candidato, il consenso stesso non sarebbe mai stato raggiunto senza il conforto del programma e senza l’impegno di tutti gli altri candidati.
Mi impegnerò a realizzare i programmi e gli indirizzi politici che il movimento individuerà più utili per la Città e che saranno concordati dalla coalizione che sosterrà il candidato sindaco ….
Nell’ipotesi dovessi mai, in disparte i temi etici in cui potrò rivendicare la libertà di coscienza, trovarmi in disaccordo con la linea politica di (Partito/lista), assumo l’impegno morale di dimettermi tempestivamente dalla carica e/o dall’incarico, in modo tale che (Partito/lista)  possa individuare il sostituto, autonomamente o di concerto, per le cariche di altrui prerogativa, ovvero si proceda al subentro per le ipotesi (consiglio comunale, ecc.) regolate dalla legge.


lunedì 16 aprile 2012

Per la buona politica, persone perbene.

          C'è certa politica che tende a tenere distinta la prassi rispetto al pensiero ed alle enunciazioni di principio. Non è un fatto di attualità solo di questi tempi di campagna elettorale ma capita, sempre più frequentemente, di sentire giudizi trancianti, anche ad alti livelli, nei confronti di chi richiama la classe politica alla coerenza dei comportamenti rispetto all'etica politica. Lo si fa verso l’autorità morale della Chiesa, come per la Presidenza della Repubblica o, ancora, verso le principali Istituzioni di garanzia.
         E' successo in passato che, all'interno di segreterie di Partito, si sia affibbiato, con toni e parole infuocate,  il ruolo di “distributore di pagelle” a chi esprimeva giudizi su candidati di dubbia fede politica e di scarsa qualità morale. E' successo, ancora in questi giorni, ad opera di importanti uomini politici.
         I fatti. L'eurodeputato PDL Raffaele Baldassarre ha definito, con accento dispregiativo, “censore” l'ex Magistrato Aldo Petrucci, oggi candidato a Sindaco con una lista civica e, poi, subito dopo, riferendosi a Francesco Errico, Candidato Sindaco del Centrosinistra, ha detto che per fare il Sindaco di Gallipoli non basta essere “una brava persona”. Quasi che per “censori” e “brave persone” non ci può essere posto in politica.
         Capisco che la platea che lo ascoltava, e che lo ha applaudito calorosamente, abbia una certa antipatia per persone capaci e libere di esprimersi. Si può anche capire che molti dei presenti a quel tipo di manifestazioni stessero lì per sentire ogni male possibile degli avversari e che il massimo leader locale ha una lunga esperienza su come tenere la gente in piazza, ammaliandola con barzellette e battute da osteria. Ma che un rappresentante del Parlamento Europeo intervenga così pesantemente esprimendo giudizi così avventati e che cozzano contro i sentimenti più diffusi tra la gente che, invece, pretende che la politica torni nella mani della brave persone, è proprio una grande stranezza.
         Certo la politica di questi tempi non sta dando il meglio di se stessa. E neanche a livello locale.
         Ma se la coalizione del centrosinistra non ha saputo mantenere sino in fondo fede agli impegni assunti all'indomani dello scioglimento anticipato del Consiglio Comunale, che porta la firma di due consiglieri Comunali oggi presenti nella lista UDC, nello schieramento di destra non sono meno, anzi sono molti di più, i candidati che nelle passate consiliature si sono esercitati nel salto della quaglia dalla maggioranza all'opposizione e poi ancora dall'opposizione alla maggioranza, sempre con il cappello in mano, per chiedere un qualche incarico in un consiglio di amministrazione o in un organismo di nuova istituzione, così come non manca chi, con storia e passato di sinistra, si ritrova scandalosamente nella lista del PDL.
         Anche nelle fasi precedenti a questa campagna elettorale non sono mancati i repentini passaggi da un fronte all'altro, spesso anche camuffati dietro apparentemente nobili progetti di cosiddette larghe intese, in base ai quali si doveva far passare una specie di governo tecnico locale che affrontasse una emergenza che qui, si ometteva di dire,  non è economica, ma morale ed è provocata da un malcostume politico che ha una sua paternità ben definita e che, purtroppo, ha fatto scuola.
         Non è esente da colpe neanche certa sinistra che ha raccolto tutto quanto la piazza concedeva e, tra questi, personaggi che abbiamo visto giocare su più tavoli, un giorno con le civiche, il giorno dopo con il centrosinistra, infine con SEL, ed ora pretendono di dare lezioni di coerenza.
         Davanti a questo scenario il buon Raffaele Baldassarre che fa? Se la prende con i censori e con le brave persone. Se questo non è impazzimento generale, poco ci manca!
         E’, invece, il momento della buona politica e della razionalità nelle scelte.
         Per fare buona politica, occorrono persone perbene.
        

giovedì 12 aprile 2012

Se manca il discernimento ....

            In molti aspettavano di conoscere le prime mosse della campagna elettorale amministrativa, e una particolare attenzione era dedicata alla campagna elettorale del Dott. Aldo Petrucci. 
            Una qualche riflessione su ciò che è stato detto nella recente assemblea, riportato dalla stampa locale di oggi, non può mancare; sempre con grande rispetto per le idee altrui e con quello spirito costruttivo che non può difettare a chi ha a cuore la gestione della cosa pubblica (ed ha anche stima personale e simpatia per l'ex Magistrato).
            Il dott. Petrucci, nella sua prima uscita, elenca una serie di temi programmatici di grande interesse e che, né più né meno, a partire dall’esigenza di azioni trasparenti a difesa della legalità, si trovano indicati nel documento programmatico sottoscritto dai Partiti e Gruppi consiliari che diedero vita alla tanto biasimata amministrazione Venneri ter, e che hanno caratterizzato, non senza fatica, quegli otto mesi di amministrazione.
            “ Il tema della legalità e della trasparenza nella gestione della cosa pubblica viene segnalato come tema di importanza fondamentale per poter instaurare un rapporto di fiducia con i cittadini e per favorire un dialogo costruttivo in cui la civica amministrazione e le forze politiche che la costituiscono, si aprono all'ascolto della società e dei suoi bisogni. Si dovrà fare il massimo sforzo per favorire la partecipazione dei cittadini e delle forze sane della città, per garantire il buon funzionamento della pubblica amministrazione.” (Documento sottoscritto dai rappresentanti di PD,UDC e gruppi consiliari indipendenti - Ottobre 2010)
            L’ex magistrato si addentra in una analisi della vicenda politica locale degli ultimi anni per molti aspetti condivisibile, ricorrendo alla citazione di Gino Schirosi, candidato Sindaco del Centrosinistra che, non condividendo l’idea della cosiddetta “svolta epocale” (tradotto: il disegno politico voluto dal PD per rompere il dominio del deputato Barba sulla città) si dimise da Consigliere Comunale, e contrappone la “onorabilità politica e umana” di quest’ultimo alla evidente, non espressa, ma implicita, “non onorabilità” di quanti in quel progetto credettero, bollandolo come un modo per saziare la sola voglia di PD e UDC di occupare “la stanza dei bottoni”.  
            E qui una prima caduta di stile per un candidato sindaco che, prima, cita l’esortazione del Beato Giovanni Paolo II “vale la pena di lavorare per una società migliore” e, poi, censura, senza possibilità di appello, il tentativo di svolta, seppure non riuscito per le cause ed i motivi che tutti conosciamo, che era il tentativo di lavorare per una Gallipoli migliore.
            E' legittimo esprimere giudizi su fatti politici e su comportamenti, è legittimo intraprendere iniziative in un senso anziché in un altro, ma non sembra opportuno che chi si accinge ad assumere un ruolo politico giudichi “a prescindere” l’operato altrui. Questo lasciamolo fare ai mestieranti della politica. Il rischio di un clamoroso autogol e, comunque, di una delegittimazione dell'intera classe dirigente (forze civiche comprese) è molto forte. Sarebbe facile, ma non è certo questo il caso, replicare dicendo che chi oggi si candida alla guida della città lo stia facendo perché vuole occupare la stanza del potere.
            E’ più che giusto dire ed affermare, sino a prova contraria, che quanti si cimentano nell’arte della politica, in quella che (cito anche io un Pontefice) Paolo VI definì “la più esigente delle forme di carità” lo facciano perché nutrono passione civile ed amore per il bene comune.
            Nella prima analisi del candidato Sindaco Petrucci credo sia mancato un sano discernimento dei comportamenti e degli atteggiamenti, già sin qui assunti, di quanti ambiscono ad occupare uno spazio di potere, tra chi si approccia alla politica con gli stessi nobili propositi che, ne sono certo, animano il candidato Petrucci, e chi si è macchiato indelebilmente di atteggiamenti trasformistici, interessati, al limite della legalità, se non proprio già soggetti a procedimenti penali.
            Da dove nacque quel tentativo di provocare la “svolta” se non proprio dal discernimento di alcuni,  non di tutti, dirigenti e consiglieri comunali del PD, che individuarono in quella scelta la possibilità di far saltare un sistema tutto basato sulla forza del denaro che da anni ingabbia la città, la tiene sotto scacco? Quale obiettivo vi era in quel tentativo, che oggi, in modo superficiale, viene bollato come smania di potere, se non quello, lungimirante ed appassionante, di emarginare quanti dalla politica pretendono di avere solo vantaggi personali o di gruppo, quelli che questuano incarichi e prebende e che, ahimè, sono ancora lì ben piazzati ?
            E' questo che è mancato, non solo oggi, ma anche nell'analisi fatta da molti in quei giorni, ed anche da Gino Schirosi e da certa sinistra radicale e salottiera: la consapevolezza della grave situazione di emergenza democratica esistente in città, laddove il “feudatario” si concede il lusso di invitare a pranzo o a cena esponenti dei partiti avversi, non certo per goliardiche rimpatriate, oppure di ordinare ad un Sindaco ed alla maggioranza del Consiglio Comunale ciò che si deve e ciò che non si deve fare, che il Premio Barocco non si debba fare, anzi sì, se il porto deve farsi a scirocco o a tramontava, se si può oppure no far schiamazzare sino all'alba, se piazza Aldo Moro debba essere una piazza oppure un parcheggio privato, ecc. ecc..
            E’mancata questa analisi nella prima uscita del candidato Petrucci. Ha trascurato di esprimere una forte ed inequivocabile condanna di quel malaffare, di cui ha pure parlato, che trova il suo terreno di coltura proprio nella costante violazione delle normali regole democratiche che da più anni a questa parte, purtroppo ancora impunemente, viene teorizzata e praticata ed ha prodotto facili emuli.
            Il passo tra la incapacità di discernimento ed il baratro del qualunquismo è brevissimo ed è più facile, soprattutto di questi tempi, assecondare quest’ultimo che non la capacità di ragionare e di scegliere il campo in cui giocare una partita decisiva.  
            L’etica della responsabilità, giustamente richiamata, deve portare tutti gli attori di questa vicenda alla assunzione di comportamenti responsabili e coerenti. Responsabili anche quando la logica della politica corrente porterebbe a puntare al raggiungimento del massimo profitto. Coerente anche quando ciò costa sacrificio.
            Se le parole hanno un senso, ho detto in un precedente intervento richiamando l’impegno a costruire coalizioni che ponessero la massima attenzione anche nel contrasto di fenomeni di trasmormismo politico, applicando e pretendendo rigore nella selezione della classe dirigente rispondente a criteri di massima lealtà, onestà, capacità, coerenza, spirito di servizio, se queste parone hanno un senso devono essere seguite dai fatti, anche quando sembrano incomprensibili ai più e fanno rischiare l’isolamento.
            Lo dico osservando le coalizioni  e le singole candidature che oggi sono in campo. Troppi tatticismi, troppa attenzione al proprio orticello, forse, anche, tanta paura di affrontare a viso aperto chi nega il diritto della gente ad esprimersi liberamente.
            Ma, e lo dico con grandissimo disappunto, è mancata anche la forza, soprattutto nel Partito Democratico, di opporsi alla costituzione di una alleanza che annovera nelle liste di candidati al Consiglio Comunale persone che, per i loro trascorsi e per la loro contraddittorietà, non potevano stare con quel PD che della legalità e della moralizzazione della vita pubblica gallipolina ne aveva fatto una bandiera, all'interno del proprio circolo ed all'esterno. Non si è avuto la forza ed il coraggio di spingere il cuore oltre l’ostacolo, di affrontare con la stessa tenacia l'ultimo miglio.
            La città ha bisogno proprio di persone che non si arrendono a logiche di partito, non hanno paura di lottare contro chi ha la pretesa di comandare, che non si nascondono dietro la ragion di stato per rinunciare a principi e valori che non sono negoziabili. Ha bisogno di persone animate da tanto amore, ma capaci di discernere tra i bene ed il male, di dire parole giuste e di farle seguire dai fatti.

domenica 1 aprile 2012

Se le parole hanno un senso .....

Per chi ha memoria corta o vuole far credere che siamo tutti uguali, voglio ricordare un documento, condiviso all'unanimità dalla Direzione del Circolo PD di Gallipoli dell'8 ottobre 2011. Eccone un passaggio di grandissima importanza:

"""" Il Partito Democratico pone particolare attenzione sulla questione morale e sulla rigorosa selezione della classe dirigente e di quanti saranno candidati ad interpretare il disegno politico programmatico che la coalizione dovrà darsi.
Non potranno avere posto nella lista dei candidati, né ambire ad incarichi istituzionali, persone che, per svariati motivi, men che meno per ipotesi di reato commesso nell’esercizio di pubblica funzione o correlato all’attività politica, abbiano subìto condanne definitive, abbiano procedimenti penali in corso o risultino indagati.
Massima attenzione anche nel contrasto di fenomeni di trasformismo politico. Il PD applicherà e pretenderà dagli alleati analogo rigore nella selezione della classe dirigente che dovrà rispondere a criteri di massima lealtà, onestà, capacità, coerenza, spirito di servizio ed essere lontana da interessi particolari. """



... Se le parole hanno un senso ...., devono essere seguite dai fatti !