In molti aspettavano di conoscere le prime mosse della campagna elettorale amministrativa, e una particolare attenzione era dedicata alla campagna elettorale del Dott. Aldo Petrucci.
Una qualche riflessione su ciò che è stato detto nella recente assemblea, riportato dalla stampa locale di oggi, non può mancare; sempre con grande rispetto per le idee altrui e con quello spirito costruttivo che non può difettare a chi ha a cuore la gestione della cosa pubblica (ed ha anche stima personale e simpatia per l'ex Magistrato).
Il dott. Petrucci, nella sua prima uscita, elenca una serie di temi programmatici di grande interesse e che, né più né meno, a partire dall’esigenza di azioni trasparenti a difesa della legalità, si trovano indicati nel documento programmatico sottoscritto dai Partiti e Gruppi consiliari che diedero vita alla tanto biasimata amministrazione Venneri ter, e che hanno caratterizzato, non senza fatica, quegli otto mesi di amministrazione.
“ Il tema della legalità e della trasparenza nella gestione della cosa pubblica viene segnalato come tema di importanza fondamentale per poter instaurare un rapporto di fiducia con i cittadini e per favorire un dialogo costruttivo in cui la civica amministrazione e le forze politiche che la costituiscono, si aprono all'ascolto della società e dei suoi bisogni. Si dovrà fare il massimo sforzo per favorire la partecipazione dei cittadini e delle forze sane della città, per garantire il buon funzionamento della pubblica amministrazione.” (Documento sottoscritto dai rappresentanti di PD,UDC e gruppi consiliari indipendenti - Ottobre 2010)
L’ex magistrato si addentra in una analisi della vicenda politica locale degli ultimi anni per molti aspetti condivisibile, ricorrendo alla citazione di Gino Schirosi, candidato Sindaco del Centrosinistra che, non condividendo l’idea della cosiddetta “svolta epocale” (tradotto: il disegno politico voluto dal PD per rompere il dominio del deputato Barba sulla città) si dimise da Consigliere Comunale, e contrappone la “onorabilità politica e umana” di quest’ultimo alla evidente, non espressa, ma implicita, “non onorabilità” di quanti in quel progetto credettero, bollandolo come un modo per saziare la sola voglia di PD e UDC di occupare “la stanza dei bottoni”.
E qui una prima caduta di stile per un candidato sindaco che, prima, cita l’esortazione del Beato Giovanni Paolo II “vale la pena di lavorare per una società migliore” e, poi, censura, senza possibilità di appello, il tentativo di svolta, seppure non riuscito per le cause ed i motivi che tutti conosciamo, che era il tentativo di lavorare per una Gallipoli migliore.
E' legittimo esprimere giudizi su fatti politici e su comportamenti, è legittimo intraprendere iniziative in un senso anziché in un altro, ma non sembra opportuno che chi si accinge ad assumere un ruolo politico giudichi “a prescindere” l’operato altrui. Questo lasciamolo fare ai mestieranti della politica. Il rischio di un clamoroso autogol e, comunque, di una delegittimazione dell'intera classe dirigente (forze civiche comprese) è molto forte. Sarebbe facile, ma non è certo questo il caso, replicare dicendo che chi oggi si candida alla guida della città lo stia facendo perché vuole occupare la stanza del potere.
E’ più che giusto dire ed affermare, sino a prova contraria, che quanti si cimentano nell’arte della politica, in quella che (cito anche io un Pontefice) Paolo VI definì “la più esigente delle forme di carità” lo facciano perché nutrono passione civile ed amore per il bene comune.
Nella prima analisi del candidato Sindaco Petrucci credo sia mancato un sano discernimento dei comportamenti e degli atteggiamenti, già sin qui assunti, di quanti ambiscono ad occupare uno spazio di potere, tra chi si approccia alla politica con gli stessi nobili propositi che, ne sono certo, animano il candidato Petrucci, e chi si è macchiato indelebilmente di atteggiamenti trasformistici, interessati, al limite della legalità, se non proprio già soggetti a procedimenti penali.
Da dove nacque quel tentativo di provocare la “svolta” se non proprio dal discernimento di alcuni, non di tutti, dirigenti e consiglieri comunali del PD, che individuarono in quella scelta la possibilità di far saltare un sistema tutto basato sulla forza del denaro che da anni ingabbia la città, la tiene sotto scacco? Quale obiettivo vi era in quel tentativo, che oggi, in modo superficiale, viene bollato come smania di potere, se non quello, lungimirante ed appassionante, di emarginare quanti dalla politica pretendono di avere solo vantaggi personali o di gruppo, quelli che questuano incarichi e prebende e che, ahimè, sono ancora lì ben piazzati ?
E' questo che è mancato, non solo oggi, ma anche nell'analisi fatta da molti in quei giorni, ed anche da Gino Schirosi e da certa sinistra radicale e salottiera: la consapevolezza della grave situazione di emergenza democratica esistente in città, laddove il “feudatario” si concede il lusso di invitare a pranzo o a cena esponenti dei partiti avversi, non certo per goliardiche rimpatriate, oppure di ordinare ad un Sindaco ed alla maggioranza del Consiglio Comunale ciò che si deve e ciò che non si deve fare, che il Premio Barocco non si debba fare, anzi sì, se il porto deve farsi a scirocco o a tramontava, se si può oppure no far schiamazzare sino all'alba, se piazza Aldo Moro debba essere una piazza oppure un parcheggio privato, ecc. ecc..
E’mancata questa analisi nella prima uscita del candidato Petrucci. Ha trascurato di esprimere una forte ed inequivocabile condanna di quel malaffare, di cui ha pure parlato, che trova il suo terreno di coltura proprio nella costante violazione delle normali regole democratiche che da più anni a questa parte, purtroppo ancora impunemente, viene teorizzata e praticata ed ha prodotto facili emuli.
Il passo tra la incapacità di discernimento ed il baratro del qualunquismo è brevissimo ed è più facile, soprattutto di questi tempi, assecondare quest’ultimo che non la capacità di ragionare e di scegliere il campo in cui giocare una partita decisiva.
L’etica della responsabilità, giustamente richiamata, deve portare tutti gli attori di questa vicenda alla assunzione di comportamenti responsabili e coerenti. Responsabili anche quando la logica della politica corrente porterebbe a puntare al raggiungimento del massimo profitto. Coerente anche quando ciò costa sacrificio.
Se le parole hanno un senso, ho detto in un precedente intervento richiamando l’impegno a costruire coalizioni che ponessero la massima attenzione anche nel contrasto di fenomeni di trasmormismo politico, applicando e pretendendo rigore nella selezione della classe dirigente rispondente a criteri di massima lealtà, onestà, capacità, coerenza, spirito di servizio, se queste parone hanno un senso devono essere seguite dai fatti, anche quando sembrano incomprensibili ai più e fanno rischiare l’isolamento.
Lo dico osservando le coalizioni e le singole candidature che oggi sono in campo. Troppi tatticismi, troppa attenzione al proprio orticello, forse, anche, tanta paura di affrontare a viso aperto chi nega il diritto della gente ad esprimersi liberamente.
Ma, e lo dico con grandissimo disappunto, è mancata anche la forza, soprattutto nel Partito Democratico, di opporsi alla costituzione di una alleanza che annovera nelle liste di candidati al Consiglio Comunale persone che, per i loro trascorsi e per la loro contraddittorietà, non potevano stare con quel PD che della legalità e della moralizzazione della vita pubblica gallipolina ne aveva fatto una bandiera, all'interno del proprio circolo ed all'esterno. Non si è avuto la forza ed il coraggio di spingere il cuore oltre l’ostacolo, di affrontare con la stessa tenacia l'ultimo miglio.
La città ha bisogno proprio di persone che non si arrendono a logiche di partito, non hanno paura di lottare contro chi ha la pretesa di comandare, che non si nascondono dietro la ragion di stato per rinunciare a principi e valori che non sono negoziabili. Ha bisogno di persone animate da tanto amore, ma capaci di discernere tra i bene ed il male, di dire parole giuste e di farle seguire dai fatti.
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